Occorre un colpo ben assestato su ogni singolo tasto per tradurre in lettere, stampigliate sul foglio bianco, le parole che si affacciano alla mente. La vecchia Remington degli anni 20 funziona ancora, con qualche acciacco e con la sua piacevole imperfezione di scrittura: alcuni tasti sono consumati e quasi illeggibili, il blocchetto della lettera Q non è ben fissato e a volte si stacca, la u e la i sono fuori registro e non si posizionano bene. Un secolo sulle spalle si fa sentire! Ma quante parole sono state composte da quei minuscoli blocchetti di piombo!? E chissà quante e quali storie sono state scritte su quel rullo, pigiando forsennatamente sui tasti meccanici.Romanzi?
Oppure poesie o appassionate lettere d’amore, forse trattati e autorevoli saggi, o magari solo semplici documenti commerciali oppure articoli di cronaca e, perché no, discorsi politici…
Posso solo immaginare, chiudendo gli occhi, il frastuono dei tasti battuti con forza, il suono della campanella di fine corsa del carrello e quello del cricchetto di rotazione del rullo, lo scorrere del carrello e il colpo secco dello stop a inizio pagina per una nuova riga da riempire di parole, le madonne sparate per un errore di battitura, il fumo azzurrino di una sigaretta che riempie lo spazio di luce sul foglio bianco e si perde nell’ombra circostante…
Vabbè… apro gli occhi e guardo le ossa del dinosauro: quelle articolazioni di metallo, le viti ancora ben salde, le molle, gli ingranaggi, le leve e la massiccia architettura del telaio mi raccontano della cura e della passione per realizzare un oggetto che durasse nel tempo, che sfidasse quel tempo. E mi chiedo se per gli operai e i tecnici che hanno realizzato questo complicato e fantasmagorico meccanismo quel tempo, quel loro lavoro abbia significato anche orgoglio. Come pionieri della meccanica o artefici di un immaginifico progresso…
Il dinosauro è lì davanti, sul bancone del mio laboratorio: macchina per scrivere marca Remington, modello Standard 10 made at Ilion New York U.S.A, Serial number RS02147. Per me è un dinosauro femmina.
Ogni tanto le faccio ancora stampigliare lettere su un foglio… così a caso, per sentire ancora quel suono arcaico così confortante e immaginare film in bianco e nero, quelli con le righe verticali che scorrevano sullo schermo e l’audio catarroso… Sopravvissuta alle madonne, alle illusioni e al progresso.
Sopravvivrà anche a questo tempo.